di Monica De Santis
Sarà lo spettacolo “La Zeza” l’ultimo appuntamento del 2021 del teatro sociale “Aldo Giuffrè” di Battipaglia. Domenica 19 dicembre alle ore 18.30, di scena sarà lo stesso direttore artistico del teatro, Vito Cesaro in una farsa comica con musiche da un canovaccio del ‘600 napoletano, scritta e diretta da Dora Liguori. Al suo fianco Claudio Lardo, Enrica Mari, Eduardo Di Lorenzo, Marco De Simone, Assunta Nigro e Christian Salicone. “La Zeza”, che il pubblico battipagliese vedrà domenica sera, è la ricostruzione di canovacci scritti tra il ‘600 e l’800 nei quali si racconta di un Pulcinella che, ingenuamente, pensa di far prevalere il suo volere nei confronti della moglie Zeza e della figlia Zezella. Il nostro Pulcinella, in un primo momento, è sconfitto dalle due donne, ma, essendo un filosofo, accoglierà la disfatta con rassegnazione, soprattutto perché presto gli si presenterà l’opportunità di rifarsi. Alla fine, a perdere o a vincere saranno tutti. Infatti, a guidare gli avvenimenti verso la risoluzione sarà, ancora una volta, la logica comune di sgominare l’eterna fame che incombe e che tutti, in perfetto accordo, desiderano allontanare. Dora Liguori, autrice del testo e della regia, nel riproporre la farsa, ha inteso riprendere gli archetipi della commedia dell’arte prediligendo una direzione priva di sovrastrutture, estremamente essenziale come, del resto, è il teatro seicentesco popolare, basato soprattutto sulla parola e sulla gestualità degli attori. “A quell’epoca infatti – ricorda la regista Vito Cesaro – ci si affidava alla bravura dei teatranti e alle loro capacità istrioniche, attori che sapevano, estemporaneamente, arricchire il testo, tanto da creare ogni sera il miracolo di una compiuta genialità teatrale che non avrebbe più avuto epigoni nel tempo. In origine, la farsa rispecchiava ciò che avveniva alla gente comune: è il motivo per il quale la maschera di Pulcinella diventa per tutti riferimento, figura nella quale tutti tendono a identificarsi anche solo in parte. Sbruffone, vigliacco, scarsamente propenso al lavoro dunque spesso malandrino, Pulcinella è, in fondo, un uomo libero e orgoglioso della sua napoletanità”.